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Zero Dawn si contraddistinse come una delle opere dal background più originale della sua generazione, supportata da un solidissimo gameplay ed un comparto tecnico di livello. Forbidden West ne raccoglie la pesante eredità proponendo un potenziamento della formula che contraddistinse il suo predecessore, esagerando nella spettacolarità del comparto grafico, inserendo meccaniche notevolmente migliorate di movimento e potenziando le modalità di narrazione, con inquadrature più dinamiche e storia piacevole che, seppur con qualche punto debole e senza esagerati colpi di scena, sviluppa un discreto intreccio e approfondisce la maestosa lore. Il gameplay tecnicamente solidissimo, sia nei movimenti che nei combattimenti, lascia tuttavia il posto a qualche fase estremamente caotica, con un numero incalcolabile di macchine a schermo che prendono di mira la protagonista anche quando ingaggiate da altri NPC e mandando in tilt l'inquadratura quando di grandi dimensioni. Nota di demerito per l'agrodolce sistema di potenziamento di armi e armature, il quale riesce a intrattenere gli amanti di esplorazione e ricerca oggetti fino a quando ci si imbatte in loot dallo spawnrate ridicolmente basso che fanno presto demordere per la noia.
Divertente, tecnicamente maestoso, narrativamente piacevole e affascinante, seppur con i suoi difetti.

Ste macchine sono passate dal rubarci il lavoro a rubarci il pianeta

It's like the first 1998 Colin Mcrae... but without the fun

Agrodolce ma divertente ritorno alle origini per la saga, sia spiritualmente, con location e stile particolarmente affini al primo capitolo, che concettualmente, grazie ad un gameplay che rispolvera - finalmente - le storiche meccaniche degli albori. Sebbene il gameplay si mostri solido e coinvolgente, non è certo esente da difetti, con le classiche imperfezioni nei movimenti e nel combat system, sequenze in furtiva e quest design rimasti fondamentalmente a qualche capitolo addietro. La narrazione si mostra interessante nei primi tre quarti di gioco, andando a perdersi in quest al limite del ridicolo sulle battute finali e in una conclusione soddisfacente ma non brillante. Un peccato che l'adattamento, buono ma a mio avviso non pienamente capace di valorizzare la voce di Claudio Moneta, animatore delle battute del protagonista, non sia per niente sostenuto ma semmai distrutto dalla totale inespressività delle espressioni facciali, al limite dell'accettabile per un tripla A odierno.
In soldoni è un buon titolo, divertente e con gradite riconciliazioni nel gameplay, ma come da tradizione Ubisoft si poteva fare di più.

La sostanza c'è, ma la perfezione è un Miraggio

Codemasters è riuscita a risollevare una licenza che negli ultimi 15 anni era passata di mano a cani e porci, arricchendo il suo già validissimo gameplay simcade con le licenze ufficiali del WRC.
Il modello di guida è solido, ma non presenta alcuna novità sostanziale rispetto a Dirt Rally 2.0, offrendo un'esperienza di gioco comunque di livello. L'offerta ludica è abbastanza in linea con le aspettative, priva di elementi interessanti come il Rallycross ma generosa nel parco auto e con modalità di gioco comunque ben strutturate (carriera, momenti, regularity rally, quest'ultima mediocre ma meglio che niente). Ciò che fa storcere il naso a dir poco è l'ottimizzazione indecorosa delle prestazioni, frutto della scelta di cambiare motore grafico abbandonando l'eccellente Ego Engine, il che si traduce in una resa grafica meno d'impatto rispetto al 2019 ma soprattutto nella necessità di scendere a grandi compromessi nelle macchine meno recenti. La scarsezza del comparto tecnico culmina in crash sporadici che intervengono pure nei menù, in maniera del tutto inspiegabile.

Consigliato solo in sconto e, soprattutto, se si dispone di componenti particolarmente potenti. L'alternativa, a mio giudizio molto più completa e interessante, è un Dirt Rally 2.0 che costa meno ed è più bello e versatile.

Titolo maestoso sul lato artistico quanto deludente nel gameplay. Se l'affascinante stile grafico ispirato al folklore giapponese lo fa spiccare su altri giochi dello stesso genere, il resto si riduce ad essere un mero copia-incolla di Hollow Knight, senza però riuscirne a replicarne la pulizia e la precisione delle meccaniche. Il risultato è un metroidvania ancora troppo acerbo, frustrante in alcune bossfight per via della scarsa responsività di alcuni comandi anche banali, come il tasto per bere e rigenerare la vita che ogni tanto, a piacimento, decide di incantarsi e non funzionare. La mancanza di un sistema di viaggio rapido costringerà a delle vere e proprie maratone da una parte all'altra della mappa, che visto il genere danno parecchia noia laddove gli spostamenti si rivelano vani per la mancanza dell'abilità necessaria a scavalcare un ostacolo.

Quanto spreco

Non bastano le belle visuali a salvare un capitolo che del franchise ha solo il nome. La narrazione, inizialmente accattivante, si perde in un mare di archi narrativi dalla qualità inconsistente, il tutto non tanto per il beneficio della trama quanto per compiacere l'ossessione del prolungamento del tempo di gioco, portato all'esasperazione con una main quest infinita dall'intreccio altalenante. Il downgrade abissale delle meccaniche di combattimento e la natura del protagonista portano il gameplay lontano dall'anima di Assassin's Creed, verso caotici corpo a corpo che prevalgono, purtroppo, sulle sezioni stealth. La bellezza estetica e il setting storico affascinante rendono quantomento piacevoli le fasi di esplorazione, molto libere come da tradizione, ma rese monotone dalle maratone necessarie per spostarsi nei diversi punti di interesse, separati da vuoti di centinaia di metri a causa della superficie inutilmente dilatata della mappa di gioco. Un titolo, a parer mio, appena decoroso come gioco di vichinghi, ma pessimo come Assassin's Creed, che fallisce laddove se l'erano invece cavata i suoi due immediati predecessori.

Mi sa che Ubisoft, nel Valhalla, non ci arriverà mai.

Piacevole alternativa ai simcade rally, apprezzabile sia per la leggerezza del gameplay che per gli sforzi nello stile grafico e nel design delle speciali. Visto il prezzo, era lecito aspettarsi qualcosa di più sotto l'aspetto tecnico, sia per il comparto sonoro (il suono del motore va e viene) che nell'ottimizzazionee nella gestione delle collisioni. Fortunatamente, le key sono particolarmente abbordabili.

Il rally di Villacidro merita uno screenshot in bacheca tutto suo

Il contorno offerto dallo stile grafico piacevole e dalle partiture sempre azzeccate di Larkin non basta a salvare un puzzle game incredibilmente piatto, allungato non tanto dalla difficoltà (mediamente bassa) dei rompicapi ma piuttosto dall'esasperante lentezza con la quale ogni movimento viene eseguito.

Ora capisco il perché dei numerosi personaggi addormentati...

Dopo i disastri delle due edizioni precedenti, il franchise torna a proporre un titolo dignitoso, divertente nel modello di guida ma non ancora ripulito da spazzatura inutile (supercar e salotto). L'utenza online continua ad essere la stessa, ma almeno hanno irrobustito il single player con il ritorno della modalità storia e alcune trovate di contorno interessanti come il compendium.

Almeno qui non si è costretti a sentire l'inno olandese ad ogni arrivo

Metterlo gratuito ha solo contribuito all'incremento di nabbi, il che rende impossibile apprezzare sia il gameplay che le numerose migliorie.

Guilty